Anche dopo otto-dieci anni il permesso di costruire può essere annullato, dai giudici o dal Comune e facile comprendere quali sono le conseguenze che possono determinarsi sulla legittimità della costruzione già realizzata. Il permesso di costruire o una sua eventuale variante, sono infatti suscettibili di annullamento ad opera del giudice amministrativo, oppure in via di autotutela, sia da parte dello stesso Comune che li aveva assentiti, sia ad opera della Regione, nelle ipotesi contemplate dall’art. 39, del testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001).

La pubblica amministrazione ha il potere di riesaminare, annullare e revocare i provvedimenti amministrativi già adottati. Con l’autotutela l’amministrazione riesamina senza l’intervento del giudice, i propri atti sul piano della legittimità e può confermarli, modificarli o annullarli.
Il potere di autotutela si esercita nel nome di un interesse pubblico concreto e va sempre motivato.

Quali sono i tempi? Tar Campania (Napoli, sezione VIII n. 3608/2014)
Il Tar Campania- Napoli ha sancito l’illegittimità dell’annullamento in autotutela di una concessione edilizia a dieci anni dal suo rilascio, motivata solo con la violazione della fascia di rispetto autostradale e senza tener conto dell’affidamento ingenerato nel privato;

Allo stesso tempo è necessario segnalare anche una decisione del Consiglio di Stato (sezione IV n. 1986/2012) che ha ritenuto legittimo un provvedimento di annullamento emesso a sei anni di distanza dal rilascio del titolo, secondo il quale, ai sensi dell’articolo 39 del Dpr n. 380/2001, l’annullamento regionale in autotutela può intervenire sino al decimo anno dal rilascio del permesso di costruire.
Il Consiglio di Stato (sezione IV n. 32/2013) ha anche chiarito che il potere della Regione ha carattere sostitutivo e che, “a differenza del potere di autotutela riconosciuto al Comune, non comporta un riesame del precedente operato da parte del soggetto titolare del potere di annullamento, ma è finalizzato ad assicurare da parte delle Amministrazioni comunali il rigoroso rispetto della normativa in materia edilizia.
In sostanza a fronte del considerevole lasso di tempo decorso dal rilascio del titolo abilitativo edilizio annullato d’ufficio, il canone di ragionevolezza del termine massimo per l’esercizio del potere di autotutela avrebbe dovuto suggerire una scelta più attenta e rispettosa verso la consolidata posizione di affidamento ingenerato nel privato ricorrente circa la legittimità dell’atto di concessione rilasciatogli, questa decisione parrebbe porsi in contrasto con la giurisprudenza comunitaria in materia di affidamento.

Quali sono le conseguenze? (Tar Piemonte, sez. II sentenza 8 luglio 2014 n. 1171)
L’annullamento giurisdizionale del permesso di costruire provoca la qualificazione di abusività delle opere edilizie realizzate in base ad esso, per cui il Comune è obbligato a dare esecuzione al giudicato adottando i provvedimenti consequenziali. Tuttavia tali provvedimenti non devono avere ad oggetto necessariamente la demolizione delle opere realizzate. La norma prescrive, in caso di annullamento del permesso di costruire, una nuova valutazione da parte del dirigente del competente ufficio comunale riguardo la possibilità di restituzione in pristino; qualora la demolizione non risulti possibile il Comune dovrà irrogare una sanzione pecuniaria, nei termini fissati dallo stesso articolo 38

Come deve essere la motivazione? (Consiglio di Stato sez. IV sentenza 19/03/2013, n. 1605)
E’ illegittimo l’annullamento d’ufficio di una autorizzazione edilizia adottata dal Comune nel caso in cui, si faccia solo accenno alla prevalenza, nella valutazione comparativa, dell’interesse pubblico alla conservazione dello stato dei luoghi, atteso che quest’ultima costituisce una semplice formula stereotipata.
Nel caso in questione, tenuto altresì conto del lungo lasso di tempo intercorso dal rilascio del provvedimento ritirato (oltre 8 anni), invece, incombeva sull’amministrazione un ben più pregnante onere di motivazione non adeguatamente assolto dall’utilizzo di una clausola di stile apposta a sostegno della determinazione assunta con la conseguenza che un provvedimento amministrativo non adeguatamente motivato può sempre essere adeguatamente impugnato per carenza o vizio della motivazione.

Gli interessi (Consiglio di Stato sez. V sentenza n. 3 giugno 2013 n. 3037)
L’annullamento in autotutela di una concessione edilizia presuppone anche la disamina dell’interesse pubblico alla sua rimozione nel bilanciamento con il contrapposto interesse del soggetto cui la stessa è stata rilasciata.
Peraltro detta concessione, ove rilasciata in violazione delle norme urbanistiche, pregiudica di per se gli interessi alla cui salvaguardia è preordinata la stessa normativa con la conseguenza che il contrapposto interesse del titolare della concessione edilizia può avere rilievo qualora sia incolpevole e consolidato e solo in quel caso può essere posto a raffronto con quello al rispetto della programmazione urbanistica comunale.